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A
partire dalla specializzazione in tecniche fitoiatriche, agli inizi degli
anni ’90, presso il DI.VA.P.R.A della Facoltà di Agraria
di Torino, ho avviato la mia carriera lavorativa presso i medesimi laboratori
del DI.VA.P.R.A. sotto la direzione della Prof.ssa Ludovica Gullino e
del Prof. Angelo Garibaldi. Quell’esperienza durò circa quattro
anni e in quel lasso di tempo feci la mia conoscenza con l’immenso
mondo delle muffe. Non da subito, ovvio. Come ultima arrivata infatti,
il mio incarico iniziale fu quello di riordinare l’archivio delle
pubblicazioni dei professori di dipartimento. Un po’ di sana gavetta.
Soltanto molte fotocopie dopo, cominciai a preparare substrati e a occuparmi
della micoteca di Dipartimento. La collezione del DI.VA.PRA comprendeva
all’epoca svariate migliaia di isolati fungini, in larga misura
patogeni, ma anche alcuni antagonisti. Bisognava
controllare il buono stato dei tubi di conservazione e provvedere alla
rigenerazione di quelli in cattivo stato e ovviamente assicurarsi che
il fungo ivi contenuto fosse proprio quello dichiarato in etichetta e
non un ospite indesiderato. Un lavoro non troppo esaltante ma che alla
lunga mi insegnò molto riguardo all’isolamento e determinazione
fitopatologica. Gradualmente cominciai ad occuparmi di sperimentazioni
con funghi antagonisti e con funghi patogeni resistenti, delle prove d’efficacia
in campo con nuove molecole messe a punto dall’industria farmaceutica,
della ricerca di alternative valide al bromuro di metile.
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Grazie
al lavoro propedeutico della micoteca mi occupavo anche dell’isolamento
e determinazione fitopatologia dei campioni vegetali che giungevano da
tutta Italia al Dipartimento vi Via Giuria, inviati da centri sperimentali,
aziende agricole, da tecnici di campo e cittadini con gerani sofferenti
e pomodori malsani. Fu anche il periodo in cui rifiutai un impiego presso
da DuPont de Nemours per un fisso mensile da capogiro perché io
volevo salvare l’ambiente, mica vendere pesticidi!
Nel ’94 abbandonai per sempre la vita di laboratorio e diventai
tecnico di campo per lo CSAI, il gruppo di assistenza tecnica della Confederazione
Italiana Agricoltura di Cuneo e Torino. Per circa dodici anni ho svolto
quindi attività di consulenza di campo a tempo pieno, con una settantina
di aziende agricole sparse sul territorio piemontese da seguire per l’intera
stagione, nell’ambito dei vari programmi di lotta integrata fino
alle più recenti misure agroambientali del PSR. In questa nuova
fase professionale ho ritrovato tutti quei patogeni che avevo conosciuto
“in cattività”, scoprendone la forza, la perniciosità
e anche i punti deboli. Sotto la guida di tecnici di grande esperienza
e competenza, come Matteo Monchiero e Giacomo Olivero, Michele Baudino,
Nicola Argamante e tanti altri, ho appreso il mestiere del tecnico di
campo in viticoltura e frutticoltura. E si faceva assistenza vera. Si
partiva la mattina presto con scarponcini, coltello, lente contafili,
trappole a feromoni e ricettario e si girava tutto il giorno su e giù
per campi e vigneti. Scoprii anche la passione per l’orticoltura
e mi ci dedicai con determinazione fino a diventare il referente specialista
per la struttura tecnica per la quale lavoravo.
E’ stata proprio l’orticoltura a darmi il primo spunto per
una conversione tecnica. Analogamente ad un’azienda convenzionale
che voglia passare al biologico, anch’io ho attraversato una fase
di conversione. L’impulso non è nato da quell’idealismo
che molti anni prima mi aveva fatto dire no alla Dupont, ma dalla constatazione
sul campo che la lotta chimica non funzionava e non risolveva i problemi,
anzi ne creava di peggiori. Questa nuova consapevolezza mi ha portato
ad occuparmi sempre più da vicino di agricoltura biologica fino
a sfociare, nel 2004 con l’inizio della mia attività autonoma
nella libera professione e alla ricerca di nuovi contatti sul territorio.
E’ nata così una stretta collaborazione con Agri.Bio. ONLUS,
la prima associazione biologica del Piemonte. In seno a questa struttura
ho approfondito le mie conoscenze verso sistemi produttivi che trascendono
il biologico come l’agricoltura biodinamica, la permacoltura e l’agricoltura
sinergica.
Oggi mi occupo con soddisfazione di consulenza tecnica ad aziende professionali
certificate e ad aziende che affrontano la complessa fase di conversione
aziendale. Presto opera di assistenza e controllo ad imprese e cooperative
che operano nel settore dell’orticoltura integrata. Svolgo attività
peritale nel ramo grandine e attività di controllo e monitoraggio
della qualità per la GDO. Mi occupo di ricerca e sperimentazione
in ambito biologico e biodinamico, ideazione e sviluppo di progetti di
promozione e sviluppo del biologico nell’ambito di bandi pubblici
regionali, nazionali ed europei. Lavoro nel settore della formazione professionale
per operatori agricoli e nel settore della divulgazione al pubblico.
E infine, ma non ultimo per importanza, almeno per me, mi occupo di cavalli.
Con un gruppo di colleghi e amici tra cui voglio citare Enrico Cauda,
Albano Moscardo, Claude Sandillon, Giorgio Arata, Marco Spinello, Beatrice
Orvain e molti altri, portiamo avanti un progetto di recupero dell’impiego
della trazione animale nell’azienda agricola.
Per
saperne di più vi invito a consultare il sito, troverete articoli
tecnici, commenti alle notizie d’attualità e moltissime foto
di piante felici e tristi, cavalli al lavoro, vecchie varietà di
frutta e verdura e molto altro..
Un saluto,
Dr. Agr. Cristina Marello
Studio
Tecnico Fitoiatrico C. Marello
Località Moi 92/A - Via Capoluogo
12040
SANTO STEFANO ROERO (CN)
Tel 333 4060153
Email info@tecnichefitoiatriche.it
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