CHIMICA:
PROGRESSI E REGRESSI
26 maggio 2010 a cura di Cristina Marello
La pubblicità
insegna come si possa giocare con le parole, oltre che con le immagini,
per far sembrare una cosa diversa da quella che è. E così
il dentifricio è “nuovo!”, i gelati “in edizione
limitata!” e i diserbanti “rivoluzionari!”. Come a dire
che sei un barbogio, taccagno, conservatore e con i denti cariati se non
te li compri.
La Rivoluzione Verde nasce del 1944 in Messico, sotto l'impulso della
Rockfeller Corporation che sostenne una massiccia campagna di promozione
di mezzi di produzione agricoli: fertilizzanti, antiparassitari e macchinari
pesanti, introduzione di sementi ibride.
Il primo eclatante risultato fu che nel giro di dieci anni il Messico
passò dal dover importare metà del suo fabbisogno in grano
all'autosufficienza, dopo altri dieci anni fu in grado di esportare mezzo
milione di tonnellate di cereali all'anno. Magari fu davvero per spirito
umanitario. Magari il fatto che il fiorente commercio di armi si fosse
prosciugato con la fine del conflitto mondiale e che tutto quel nitrato
per fare bombe si potesse riciclare come concime non c’entra nulla.
E che dire di quelle malelingue che trovano una strana somiglianza molecolare
tra i gas nervini e certi insetticidi fosforganici… ma che cosa
va a pensare la gente!
Il secondo eclatante risultato fu quello di stravolgere completamente
un sistema agricolo che aveva sorretto l’alimentazione umana mondiale
per migliaia di anni. I danni furono evidentissimi fin dal principio,
ma in quegli anni di faticosa ripresa dagli strascichi della Seconda Guerra
Mondiale, le tematiche ecologiche passarono in secondo piano. Ma oggi
è davvero difficile ignorarli. L'agricoltura, fonte primaria di
sussistenza per l’uomo è via via divenuta:
Fonte di Inquinamento
Causa del Degrado del suolo
Economicamente Succube delle Multinazionali
Insomma,
una vera rivoluzione!
Tanto per creare un po’ di altro inutile allarmismo, ecco qualche
notizia dal mondo:
Disastro
di Bhopal: nel 1984 in India nello stabilimento della Union Carbide che
dal 1977 produceva attivamente circa 3 tonnellate all'anno di Sevin, si
verifica una fuoriuscita di tale insetticida. Ventimila morti segnano
uno dei più grandi disastri chimici della storia. Ad oggi le falde
acquifere e il suolo sono fortemente contaminati, e nonostante il lucroso
appalto indetto per la bonifica dell'area sono ancora presenti e mai rimosse
tonnellate di rifiuti tossici.
Nel 2001 il ministro dell'Alimentazione e dell'agricoltura danese ha approvato
un piano di divieto per centinaia di principi attivi, bloccando di fatto
l'importazione di prodotti agroalimentari da tutti quei paesi che ne fanno
uso. Un'aperta violazione delle norme comunitarie che, pur di non intralciare
le leggi ben più importanti del “libero mercato”, hanno
autorizzato ben 850 molecole sul territorio europeo pur avendone analizzati
e verificati come “non pericolosi” non più di 150.
Il terzo
millennio ha visto un’ondata di suicidi tra gli agricoltori indiani.
Morti per l’indebitamento nei confronti delle ditte produttrici
di mezzi tecnici e sementi. Morti per consentire alle mogli e ai figli
di tornare alle famiglie d’origine in cerca di sostentamento che,
per tradizione, può essere offerto solo alle vedove. Tutto questo
accade mentre interi villaggi sono distrutti dalla piaga di malattie dovute
ai trattamenti massicci con endosulfan sulle coltivazioni governative.
Anno
dopo anno l’impiego di endosulfan continua a essere consentito in
Italia, proroga dopo proroga, anno dopo anno, per la lotta contro insetti
nocivi in agricoltura.
La Pianura
padana, culla fertile dell’agricoltura italiana, è oggi catalogata
quale zona desertificata per la scomparsa della sostanza organica dai
suoli. E con tutti gli allevamenti e il problema dello smaltimento dei
reflui zootecnici sembra un po’ un controsenso. Ma ai liquami questa
terra morta non piace, preferiscono scendere direttamente nel sottosuolo
a far visita alle falde acquifere.
Qualche
volta mi chiedo quale sia il senso della vita. Non me lo chiedo spesso
in verità, per la maggior parte del tempo la mia mente è
occupata quesiti contingenti: dove ho messo le chiavi di casa? Troverò
un parcheggio? Ho chiuso il gas prima di uscire?
Eppure qualche volta mi capita di pensare “ai massimi sistemi”,
tanto per usare un espressione che diverte molto la mia mamma. E non è
facile porsi domande in un’epoca così densa di risposte già
belle e pronte, come i cibi precotti. Però, sarà che sono
abituata a certa cucina casereccia, il preconfezionato non mi soddisfa
fino in fondo. E così questa storia del PIL non mi soddisfa. Perché
non è mica vero che il Prodotto Interno Lordo è il valore
di beni e servizi prodotti in un Paese nell’arco dell’anno,
il PIL è la misura della nostra felicità. Più puoi
comprare e più sei felice? Non lo so, non sono un filosofo, ho
studiato agraria io… Le piante non comprano niente, ma non mi sembrano
tristi (ma neanche felici se è per questo), e le vacche beh, certe
volte invidio la loro espressione assorta da ruminante pacifista. Nel
modello di sviluppo basato sul PIL il progresso si è misurato in
termini di benessere inteso come ricchezza in denaro. Così penso:
se ho fame e posso comprarmi una mela, questo è ben-essere. Se
ho fame e posso comprarmi due mele, allora è doppio benessere?
Non lo so, non sono un economista, ho studiato agraria io. I miei ragionamenti
sono più terra terra: pianto un seme, curo la pianticella e poi
me la mangio. Se pianto diecimila semi avrò un benessere di diecimila
volte superiore e un gran bel mal di schiena. Dove sta il mio benessere,
nel portafoglio o nel nervo sciatico?
Ora un Paese evoluto come ci piace pensare di essere, potrebbe introdurre
un concetto di benessere basato sulla ricchezza anche intesa come salute,
come qualità dell’ambiente di vita, come salvaguardia delle
risorse naturali per le generazioni future, come sviluppo di programmi
etici...
La Sottocommissione per i Diritti Umani dell'ONU ha approvato una Carta
dei Diritti che rappresenta una vera rivoluzione nel panorama della legislatura
mondiale a difesa del cittadino: introduce infatti il concetto di responsabilità
civile delle imprese. Oggi chi viola i diritti umani può essere
sanzionato dall'ONU. Con il nuovo testo, ancora non approvato in via definitiva
per le forti opposizioni politico-economiche, si stabilisce che le imprese
di tutto il mondo debbano sottostare ad una serie di norme concernenti:
la sicurezza dei lavoratori,
la protezione degli ecosistemi,
il divieto a collaborare con governi che non rispettino principi-base
quali la libertà di pensiero, espressione e religione.
Tutto questo concerne ogni impresa, fatta eccezione per le multinazionali.
E in effetti chi, se non l’imprenditore agricolo Primo Barbera di
Lequio Berria, classe ’29, un ettaro di nocciole, due capre e un
cane da guardia, deve preoccuparsi della sicurezza dei suoi 800 dipendenti,
e degli scarichi di reflui tossici delle sue sedici catene di stabilimenti
cinesi e sudcoreani?
Per fortuna il cittadino medio ha la possibilità di informarsi
attraverso notizie di prima mano, per formarsi un’opinione personale
sui grandi progressi della scienza e della tecnica. Un esempio tra tanti,
le biotecnologie. Le Industrie chimico-farmaceutiche, riciclatesi come
“industrie delle scienze della vita” (life science industries)
hanno posto una vera e propria censura attorno a tutto ciò che
riguarda la manipolazione genetica. Questo dal momento in cui le imprese
si sono rese conto di che cosa gli OGM rappresentassero in termini di
nuovi mercati e nuovi profitti. D’altro canto se scopri la gallina
dalle uova d’oro non è che lo vai a sbandierare a destra
e a sinistra. E sono arrivati brevetti su ciò che mai si era pensato
potesse essere brevettabile: la materia vivente del pianeta.
Non sono uno scienziato io, ho studiato agraria. Vedo una zappa (di questi
ritrovati tecnici ce ne hanno parlato a scuola, mi pare) e mi chiedo a
cosa servirà mai? E così con la manipolazione genetica,
vedo un OGM e mi chiedo: a cosa servirà mai? Qualcuno dice che
migliora l'agricoltura, l'ambiente e la salute umana, una o anche tutte
e tre contemporaneamente. Qualcun altro, i soliti che stentano a credere
agli scopi umanitari delle multinazionali (diffidenti!) sostengono invece
che la manipolazione genetica è servita a privatizzare organismi
viventi (tramite i brevetti) al fine di porre sotto controllo l'intero
mercato alimentare e, parallelamente nel settore della ricerca farmaceutica,
il mercato delle cure sanitarie (la sanità sarebbe un mercato?
Oddio…).
Fin dagli anni '80 le multinazionali si sono scatenate in un piano mondiale
di diffusione del binomio modifiche genetiche-brevetto rendendo di fatto
milioni di agricoltori completamente dipendenti dalle loro forniture,
dato che riprodursi in azienda il materiale di propagazione per riseminarlo
è reato (a sentir la parola “reato” pensavate più
a cose come rubare e ammazzare? Obsoleti!).
L'Unione Europea, basandosi sul “Principio di precauzione”
ha adottato una linea di prudenzialità nei confronti delle chimere
genetiche. Questo si traduce nel garantire al consumatore la possibilità
di scegliere tra OGM e Non OGM. A partire da questo momento si è
assistito ad una serie di curiosi “incidenti casuali” che
hanno portato a frequenti confusioni nelle partite di semente destinata
ai Paesi CE e conseguente introduzione accidentale nel territori europei
di colture transgeniche.
E in fondo di chi è la colpa? Noi sempre a voler fare i bastian
contrario!
Magari c’è chi ci pensa: quando per una serie di sfortunati
eventi le chimere genetiche saranno una realtà diffusa (quanto
accidentale!) sul territorio europeo, con tanto di contaminazione di colture
tradizionali, magari l’UE sarà costretta a rivedere le sue
posizioni, posta di fronte a uno stato di fatto. Ma questi sono solo pensieri
maligni da contadino diffidente.
A volte capitano le nottate insonni, magari non ai contadini, che si spaccano
la schiena tutto il giorno, e crollano in stato di incoscienza non appena
poggiano la testa sul cuscino. Ma agli agronomi giracarte, quelli che
stanno dietro a pile di registri di cantina, visure catastali e manuali
haccp, capita di non prendere sonno. E a volte capita di scoprire che
in tv, a quegli orari insoliti ci trasmissioni televisive dai contenuti
bizzarri. In una di quelle occasioni può capitare così di
fare strane conoscenze: il WEF (Forum Mondiale sull'Economia) e la WTO
(Organizzazione Mondiale del Commercio) ad esempio. E in fondo, visto
che in maniera più o meno esplicita, governano le nostre vite,
è anche carino a un certo punto fare conoscenza, o no? E magari
dare un mano, se possiamo. In fondo questi organismi internazionali stanno
solo rivisitando un sistema di diritto faticosamente costruito in tanti
anni di storia (e ancora assente in tante parti del mondo), spinti dal
nobile intento di creare nuovi mercati visto che è già stato
saturato il mondo con ogni tipo di merce.
Le biotecnologie, con l'apposizione del brevetto sugli organismi viventi,
di fatto portano alla sterilità, se non biologica almeno legale.
In questo modo l'agricoltore viene privato di ogni autonomia del mantenimento
della propria realtà produttiva e indipendenza dal mercato. E che
cosa significa tutto questo: che vita e profitto sono antagonisti? La
manipolazione genetica, che è finalizzata al profitto tramite brevetto,
mira ad abolire dagli organismi viventi la loro caratteristica fondante:
riprodursi e moltiplicarsi.
I continui allarmismi annoiano, e poi non si può vivere diffidando
sempre di tutto e di tutti. Se gli OGM facessero male ce lo direbbero!
In un mondo dove un calciatore di serie A non può tirare una scorreggia
nell’intimità di casa sua, senza che mezzo mondo lo sappia
nel giro di ventiquattr’ore, vuoi forse che a livello planetario
si mettano si diffondano delle cose pericolose e che nessuno ne sappia
niente?
A parte il fatto che c’è altroché chi dice qualcosa,
anche se per sentirli bisogna spulciare l’ultima pagina dell’Eco
della Valdispersa o accendere la tv alle tre di notte e fare un po’
di zapping tra televendite e film porno in bianco e nero. Ma chiediamoci
anche chi sono gli esperti scientifici in materia di chimere genetiche.
Se le multinazionali detengono il monopolio della ricerca, sarò
magari troppo scettica e malpensante, però ho un pochino di sospetto
che se la cantino e se la suonino. Le università sono sempre più
dipendenti dalle sovvenzioni private, come ottenere informazioni e studi
oggettivi se gli esperti che dovrebbero fornirci risposte oggettive sono
parti in causa?
In Kenia
il mais è attaccato dalla piralide e da una pianta parassitaria:
la striga. L'ICIPE (Centro Internazionale di Ricerca sulla fisiologia
degli Insetti e sull'Ecologia) ha messo a punto, con la stretta collaborazione
degli agricoltori, una strategia di lotta contro la piralide basata sulla
coltivazione del mais in consociazione con una leguminose. Questa pianta
non solo allontana la piralide. ma soffoca anche la striga. Come risultato
si ha che i costi di gestione sono ridotti a zero e si ottiene pure un
aumento della fertilità del suolo, grazie al sovescio. E questo,
lo so che stavate per dirlo voi, è davvero un grosso problema!
Ma non c’è da preoccuparsi (o si?): il direttore dell'ICIPE
è stato infatti accusato di voler minare la libertà dei
contadini keniani impedendo loro di accedere alle biotecnologie e al mais
Bt (quello modificato geneticamente attraverso l’inserimento del
gene di un batterio che rende la pianta resistente a Ostrinia nubilalis).
Il Kenia ha ceduto e detto si agli OGM.
Sono altre le chimere alle quali vorremmo guardare: una vera cooperazione
tra mondo scientifico e mondo agricolo e l'affrancamento dei contadini
dall'industria, da un sistema che li rende schiavi del mercato.
Mi sembra assurdo che la valutazione di una invenzione e le informazioni
su di essa siano fornite proprio da chi ne trarrà profitto. Eppure
con gli OGM è successo e succede così.
La coltivazione di cotone Bt in India ha messo in ginocchio migliaia di
contadini: rese inferiori a un decimo rispetto a quanto pubblicizzato
dalla ditta sementiera fornitrice, infestazioni più massicce che
non su cotone convenzionale. Se vado al mercato e compro un chilo di ciliegie
con il verme, tornerò da chi me le ha vendute e gliene potrò
dire di tutti i colori. Invece quando entriamo nelle grandi spirali del
mercato internazionale, delle multinazionali e delle casa farmaceutiche,
una precisa responsabilità legale non esiste. Per non parlare dei
rischi legati all'inquinamento genetico e alla salubrità di tali
colture.
Per ora in agricoltura esistono solo due tipi di OGM: quelli Bt e quelli
resistenti agli erbicidi. Attualmente si stanno rivelando un fallimento
entrambi, anche se un certo effetto lo hanno prodotto: si sono selezionati
nuovi ceppi di insetti e infestanti più aggressivi e più
distruttivi di prima.
La prossima frontiera è il “riso dorato” cioè
arricchito in betacarotene. Il betacarotene è una provitamina,
precursore della vitamina A. Dal fronte pro-ogm tuonano: il riso dorato
salverà milioni di bambini dalla malnutrizione e dalla cecità,
milioni di bambini di popolazioni povere, che potranno nutrirsi di un
cibo che li salverà da una vita di stenti e sofferenze! Grazie
OGM, grazie! Peccato che la quantità di betacarotene contenuta
nei chicchi di questo prodigioso riso ogm è tale che per assumere
una dose sufficiente a scongiurare la carenza vitaminica se ne dovrebbero
mangiare circa 3 Kg al giorno. Se possedete una pentola bella grande potete
fare una prova, tanto per avere un’idea di come sia una porzione
di 3 kg di riso. E poi un qualsiasi riso normale contiene già nel
tegumento esterno vitamina A e betacarotene, solo che quella parte del
chicco viene eliminata durante i processi di raffinazione industriale.
Infine le spezie, dal curry al coriandolo, che vengono abbondantemente
usate nella cucina tradizionale dei paesi asiatici, contengono 14000 microgrammi
di betacarotene per ogni 100 g di prodotto, contro i 30 microgrammi contenuti
in cento grammi di “riso dorato”. Eppure la Comunità
Europea finanzia e sostiene da tempo una campagna milionaria per la fornitura
di riso dorato ai paesi in via di sviluppo.
Quando si chiacchiera di ogm non si può non parlare di Percy Schmeiser,
coltivatore canadese che, dopo essersi visto contaminare i campi dalla
colza transgenica della Monsanto è stato citato in giudizio per
appropriazione indebita dei geni e condannato ad una multa di 200.000
dollari. Ma non dovrebbe essere chi inquina a essere posto sotto accusa?
Ah già, dimentico sempre che stiamo parlando di chimere…
La vita non è un'invenzione dell'uomo, eppure le industrie biotech
tentano di affermare proprio questo, quando tentano di porre sotto brevetto
l'albero del Neem o il riso basmati.
I sostenitori del biotech dovrebbero spiegarci come possono salvare dalla
fame le colture OGM, mentre non possono farlo le tonnellate di mais stoccate
nei silos dell'India.
Nel 1999 è stata prodotta una quantità di cereali capace
di sfamare una popolazione di otto miliardi di individui. Se fosse distribuita
equamente, il problema della fame nel mondo sarebbe risolto. Ma solo negli
Stati Uniti il 70% dei cereali prodotti è destinato ad alimentare
il bestiame. Che il problema stia nella distribuzione più che nella
produzione?
In Italia, solo negli anni novanta ad oggi, i casi di celiachia sono decuplicati
(1 su 150) Si sono aperti nuovi mercati, alimentari e farmaceutici, se
il PIL è la misura del benessere di un Paese, in Italia stiamo
meglio, non peggio. Solo a me tutto questo non pare logico?
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