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ERBE MEDICINALI ILLEGALI IN EUROPA DAL 1 APRILE 2011
10 ottobre 2011 a cura di Cristina Marello

Questa è la notizia che, copiata e incollata su blog e forum, circola da un po’ di tempo sul web:

“Dal 1° di aprile 2011 tutte le erbe medicinali, praticamente, diventeranno illegali nell’Unione Europea.
La European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD) è stata emanata il 31 marzo 2004 e ha reso operative delle regole per l’uso dei prodotti erboristici che erano precedentemente commercializzati sul libero mercato. Tale direttiva richiede che per tutte le preparazioni di erbe si debba passare attraverso le stesse procedure dei farmaci. Non importa se un’erba è stata liberamente utilizzata per millenni. I costi di queste nuove procedure sono ampiamente superiori a quelli affrontabili dalla maggior parte dei produttori, esclusa ovviamente la grandi industria farmaceutica ed agroalimentare”.

Un minimo d’indagine sulla notizia mi ha permesso di approfondire alcuni dettagli che condivido qui di seguito:
il primo di aprile 2011 è la scadenza entro la quale l’EMA (Agenzia europea del farmaco, con sede a Londra) e l’EFSA (Agenzia europea della sicurezza alimentare, con sede a Parma) dovranno trovare un “accordo operativo” volto a definire le linee di demarcazione tra “medicinale” e “integratore alimentare” a base di fibre ed estratti vegetali. Attualmente il medicinale vegetale deve ottemperare i seguenti parametri per poter ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio:
• l’uso tradizionale, e dimostrabile, delle piante officinali impiegate per almeno 15 anni in uno di 27 stati dell’Unione europea
• l’uso tradizionale, e dimostrabile, delle piante officinali impiegate per almeno 30 anni in stati non appartenenti all’unione
• una bibliografia che metta in evidenza la sicurezza d’uso delle piante officinali che andranno a far parte del medicinale
• la destinazione d’uso “terapeutica”
• una posologia chiara e univoca per l’indicazione proposta

Ma, pur trattandosi di un medicinale, per quello a base vegetale, per il quale non sono previste le quattro fasi della sperimentazione (così come accade per gli altri medicinali): non potranno essere “avvallate” le proprietà terapeutiche dello stesso, ma saranno, invece, le notizie desunte dalle fonti bibliografiche che guideranno il consumatore nel suo utilizzo.

Ho poi ritenuto interessante conoscere meglio l’EFSA, che tra l’altro ha sede nel nostro Paese, a Parma. Telefonicamente non mi sono stati forniti ulteriori lumi, invitandomi piuttosto a formulare le mie domande via mail. Ho prontamente eseguito ma non ho ricevuto risposte. Mi piace credere che all’Agenzia europea della sicurezza alimentare siano tutti troppo occupati ad occuparsi per l’appunto di sicurezza alimentare, per avere il tempo di rispondermi. Così decido di cercare lumi sul sito stesso dell’EFSA. Non ho trovato notizie in merito alla questione delle piante medicinali, in compenso ho trovato e letto questo articolo dal titolo “Questioni connesse all’autocura: il futuro dell’automedicazione nella nuova Europa” dell’ 11 giugno 2010 e del quale riporto un breve estratto:
“Le attuali difficoltà economiche globali hanno messo in evidenza la necessità per l’industria europea di diventare più competitiva e l’EFSA è consapevole delle sue responsabilità nel sostenere l’innovazione. A mio avviso, gli obiettivi della tutela dei consumatori e dell’innovazione non sono contradditori. L’innovazione non avrà successo a meno che il consumatore non abbia la certezza che i prodotti e le tecnologie generati dall’industria non siano soltanto sicuri, ma apportino anche benefici tangibili. L’EFSA confida che le sue valutazioni delle indicazioni possano essere e saranno di sostegno all’industria nel definire gli orientamenti futuri nei settori dell’innovazione e della ricerca”.

Tra pochi mesi si potrà conoscere l’esito di questo accordo operativo e scoprire quindi quanto l’EFSA sia consapevole delle necessità dell’industria europea e quanto la necessità di sostenere l’innovazione sia compatibile con la Sicurezza Alimentare.

Quest’articolo è stato pubblicato con la newsletter di ottobre 2010 di Agri.Bio.Piemonte a firma di altro autore a causa del mio rifiuto sottoscrivere un pezzo al quale sono state aggiunte considerazioni conclusive che non accetto per forma, pertinenza e modalità d’espressione. Qui trovate il pezzo originale.

 

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