ORTICOLTURA
CIRCOLARE
2 agosto 2008 a cura di Cristina Marello
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Uno studio
del fisico e naturalista Florent Dailey ipotizza che la coltivazione
in circoli consenta una miglior armonia con il naturale schema di
crescita a spirale delle piante.
Di fronte a questa proposta esistono due tipi di obiezioni: la poca
praticità in ordine alle operazioni colturali e lo spreco
di spazio.
Occorre considerare
che buona parte dei processi produttivi che oggi applichiamo dipende
da necessità di ordine tecnologico e meccanico. I sesti d’impianto,
le forme d’allevamento, la sistemazione dei suoli sono studiati
in primo luogo al fine di ottimizzare l’impiego delle macchine
e delle attrezzature agricole. Con i costi della manodopera tutto
ciò è anche comprensibile, seppur non sempre condivisibile.
Ma nei casi in cui, per struttura e dimensione aziendale o per scelta
imprenditoriale, sia possibile attuare un’agricoltura meno
meccanizzata e più manuale, l’orticoltura circolare
rappresenta un’interessantissima prospettiva.
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La realizzazione pratica è
piuttosto semplice. Si tratta di realizzare conche circolari del raggio
di 1,4 m il cui punto centrale sia più basso rispetto al livello
del suolo e il bordo esterno sia invece più alto rispetto al livello
del suolo. La tecnologia necessaria per la sua realizzazione consiste
in: un picchetto, una zappa, due braccia volenterose. Si pianta il picchetto
nel punto prescelto per posizionare il circolo, dopodiché si realizza
con la zappa una fossa circolare profonda circa mezzo metro attorno al
picchetto. Terminato questo lavoro si toglie il picchetto e e si elimina
anche la montagnola centrale. A questo punto ci si posiziona al centro
e si spinge la terra smossa verso l’esterno allargando il circolo
fino a un diametro di 280 cm avendo cura di far si che il secondo anello
che ora si realizza attorno alla buca principale sia meno profondo (circa
30 cm). Occorre infine pareggiare e sminuzzare accuratamente il letto
di semina con un rastrello. Nell’orticoltura circolare è
preferibile mantenere lo stesso ordine di circoli anno dopo anno, così
che queste macrostrutture possano consolidare la loro individualità
creando un loro ricco equilibrio biotico legato all’avvicendarsi
dei sistemi radicali e delle comunità microrganiche che li abitano.
La semina si realizza in solchi concentrici realizzati posizionandosi
al centro della conca. I solchi stessi fungeranno da barriera per l’acqua
durante le irrigazioni.
Alcuni aspetti pratici:
La fertilizzazione va concepita esclusivamente attraverso l’impiego
di letame maturo e compost da distribuirsi come concimazione di fondo,
prima della risistemazione annuale delle conche;
La struttura a circoli è pensata appositamente per la coltivazione
consociata tra piante compagne, questa disposizione consente di trarre
il massimo vantaggio dai benefici della consociazione, sia in ordine di
fertilità che di sanità delle colture;
Le lavorazioni vanno ridotte al minimo per non disturbare la strutturazione
del microsistema, perciò si possono lasciare le radici delle colture
precedenti a decomporsi dove si trovano, limitandosi a tagliare ed asportare
la parte epigea. In questo caso si può sostenere e favorire il
processo di decomposizione e umificazione con una spruzzatura di fladen;
La parte centrale del circolo va lasciata indisturbata, priva di coltivazioni,
fungerà da bacino di fertilità e punto di riequilibrio per
l’intera conca;
Il consumo d’acqua è fortemente razionalizzato con l’irrigazione
delle conche poiché non c’è dispersione lineare lungo
i vialetti e i camminamenti ma tutta l’acqua è racchiusa
e protetta nella cellula-conca. La procedura ideale prevede di bagnare
il centro e non i bordi dove, per risalita capillare giungerà comunque
l’apporto idrico;
La disposizione circolare si presta particolarmente per la realizzazione
della pacciamatura verde;
L’esposizione solare è ottimizzata e ogni pianta gode di
un irraggiamento regolare.
Il circolo è una struttura a sé che però interagisce
con l’ambiente esterno. Non solo è importante la realizzazione
del singolo circolo, ma anche come questo è sistemato in relazione
con gli altri circoli adiacenti. Ad esempio si può scegliere una
disposizione a rosa (un circolo centrale e sei ad anello intorno ad esso),
a rombo (un circolo centrale e otto disposti a rombo con l’asse
più corto di 6 metri e quello più lungo di 9) o ancora a
zodiaco, con 12 anelli. Grazie a questa disposizione è possibile
ottimizzare effettivamente lo spazio, infatti l’orticoltura circolare
non è una semplice sostituzione di un appezzamento quadro con uno
tondo, ma un ripensamento radicale del sistema-orto. I camminamenti non
saranno perciò linee rette che si intersecano a formare una scacchiera,
ma percorsi sinuosi che ci portano da un luogo all’altro del nostro
orto in un percorso sì funzionale ma al contempo armonico e piacevole.
E che si tratti di un orto professionale o di un giardino hobbistico,
il potervi trascorrere le ore percependo una sensazione di benessere non
è cosa da poco. Certo non misurabile in termini di PLV ma non per
questo meno importante o vera, se è per questo.
Il sistema circolare offre protezione e al contempo movimento. Ci si sente
bene dentro a un circolo, contemporaneamente il livello più basso
della conca sembra permettere una miglior percezione e compenetrazione
nel campo di energia della terra. Il crescere è Energia che muove
in spirale coinvolgendo piante anch’esse sottoposte a diverse intensità
di spiralizzazione. L’orticoltura circolare è mirata a creare
un campo di energia in armonia con le forze della natura e non in contrasto,
una pratica agricola che non stravolge l’organismo vegetale piegandolo
brutalmente ai suoi scopi, ma che ne comprende e favorisce le tendenze
lavorando in comune accordo. E’ questo il processo per poter portare
sulle nostre tavole cibi fortemente energizzati, cibi vivi che sappiano
davvero nutrire l’essere umano in tutte le sue dimensioni.
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