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IL RAVANELLO (Raphanus sativum L.)
13 marzo 2008 a cura di Cristina Marello

Quest’ortaggio, di origine asiatica, viene coltivato per le radici eduli. Esistono un ampio panorama varietale con radice di diverso colore, forma e grandezza. In Italia si consuma esclusivamente crudo ma esistono anche tradizioni culinarie differenti che ne prevedono la cottura. Non particolarmente digeribile, a volte piccante, la radice è molto ricca in ferro e Vitamina C, il daikon contiene un alto livello in potassio e pare avere proprietà benefiche sulla flora intestinale. Si tratta di una annuale, con ciclo colturale molto breve, in circa 4-5 settimane dalla semina si ha il raccolto. Occorrono invece circa tre mesi per la fioritura, il frutto del ravanello è una siliqua. Le foglie del ravanello sono piccole e lobate, ricoperte di peluria che comunque non disturba eccessivamente altica e limacce che possono infestare la coltura. La situazione pedologica ottimale è rappresentata da terreni soffici e leggeri che consentano alla radice una più facile crescita, non sfrutta bene la sostanza organica fresca, a differenza di altre crocifere coltivate per il consumo della parte aerea. Germina a temperature piuttosto basse perciò si può seminare precocemente, già a fine febbraio, ciò vale anche nelle regioni del nord-Italia in tunnel. Si può seminare sia a spaglio, sia a file distanti almeno 7-8 cm. In entrambi i casi è di solito consigliabile eseguire un diradamento successivo per consentire l’ingrossamento regolare delle radici. E’ una pianta che sfrutta bene l’irrigazione, addirittura la carenza idrica provoca un forte scadimento qualitativo poiché si ottengono radici legnose e amare. Vista la brevità del ciclo è una coltura facile da consociare con altri ortaggi a ciclo più lungo. La pacciamatura verde mantiene più fresco il suolo ma aumenta i rischi di danneggiamento delle radici da parte di larve terricole e limacce.
Il ravanello può subire attacchi, anche gravi, di altica, un piccolo insetto nerastro che provoca minuscole erosioni puntiformi del lembo fogliare. Ha una relativa efficacia lo spargimento di cenere di legna sulle foglie. In caso di gravi attacchi si possono impiegare preparati ad effetto insetticida purchè ad azione abbattente (l’olio di neem ha scarsa efficacia) come macerato di ortica, legno di quassia e piretro.


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